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Verità per Aldro

18-01-2007 / A parer mio

di Andrea Botti

I quattro poliziotti che all'alba del 25 settembre del 2005 dopo una lunga colluttazione immobilizzarono e presero a botte, per ridurlo all'impotenza, il diciottenne Federico Aldrovandi, comunque andrà a finire il processo che si preannuncia imminente, non sono più degni di continuare ad indossare la divisa della Polizia di Stato. E non stupisce più di tanto il fatto che, a quanto pare, quel quartetto di scalmanati, accorso in via Ippodromo su segnalazione di un cittadino, di fronte al giovane in stato di agitazione, anziché richiedere l'immediato intervento di personale sanitario attraverso il 118, cercarono di risolvere la questione con violenta disinvoltura e totale imperizia, senza ricorrere al coinvolgimento di un qualificato supporto di soccorso, riducendo così Federico in una condizione cardiorespiratoria talmente precaria da cagionargli la morte. Almeno la cautela, a nostro parere, avrebbe dovuto indurre la locale autorità di polizia a sospendere dal servizio o almeno ad allontanare dalla questura i quattro agenti (tra i quali una donna), in attesa del completamento degli accertamenti giudiziari. Tali provvedimenti, invece, non risulta siano mai stati presi.
Le indagini andate avanti nella prima fase con eccessiva lentezza, vista la gravità del caso, sarebbe stato bene non affidarle alla stessa Polizia di Stato, bensì a un altro corpo di polizia e ancor meglio se ad apparati investigativi di diverso territorio provinciale. Pochi giorni fa è arrivato un passaggio importante del procedimento: il pubblico ministero al quale è stata data in carico la delicata inchiesta, ha notificato ai poliziotti l'avviso di fine indagini. Due pagine di circostanziate considerazioni che, pur confermando il pestaggio in tutta la sua brutalità, portano alla fine a una richiesta di rinvio a giudizio davanti al tribunale con l'accusa di omicidio colposo. Cade dunque la più pesante imputazione di omicidio preterintenzionale anche se non è facile accettare quasi come accidentale il comportamento degli agenti di polizia delle due volanti intervenuti quella tragica notte davanti ai cancelli dell'ippodromo. Soprattutto se si pensa, come sottolineato nell'avviso del pubblico ministero "che furono vane e inascoltate le suppliche del giovane già agonizzante rivolte ai poliziotti che continuavano a colpirlo - fino a spezzare due manganelli - mentre egli era prono sull'asfalto, con le mani dietro la schiena, ammanettatato.
Un intervento carico di eccessi - come afferma il pubblico ministero - gestito presumibilmente dal più anziano ed "esperto" dei quattro, che fin dapprincipio si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Finora negli atti dell'inchiesta degli indagati figurano solo i verbali interni dell'ufficio con i quali la mattina del 25 settembre del 2005 venne ricostruito il tragico episodio. A conclusione di questi confusi iter proseguiti per ore quando ancora i genitori del ragazzo non erano stati informati dell'accaduto, partì la segnalazione all'autorità giudiziaria. E fu solo grazie al blog messo in rete da Patrizia e Lino Aldrovandi, che le indagini ripresero vigore dopo molti mesi di silenzio. In tanti risposero a quell'appello pieno di dolore e di angoscia, sorsero movimenti spontanei e il caso assunse presto una dimensione nazionale. Anche la città, profondamente scossa da questa terribile vicenda, si mobilitò attraverso alcune sue istituzioni, prime tra tutti il comune e la scuola. Scelte molto determinate verso le quali si concentrarono gli attacchi scomposti e le aspre polemiche di alcuni sindacati degli operatori di polizia con in testa il Sap. Cortei silenziosi da via Ippodromo, fiaccolate e infine una grande manifestazione di solidarietà alla famiglia con migliaia di persone in corteo lungo le vie di Ferrara e tanti striscioni che chiedevano "Verità per Aldro". Una verità che finalmente, dopo tanto tempo, è venuta a galla in tutta la sua drammaticità grazie al lavoro sviluppato dal pubblico ministero, con l'avviso di fine indagini che prelude al processo davanti al tribunale. Che si auspica venga messo a ruolo entro l'anno.