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La segnalazione: Bellezza eterna di Alberto Squarcia e Alex Gezzi

07-01-2008 / A parer mio

di Giuseppe Muscardini

Presentato di recente alla Biblioteca Ariostea, Bellezza eterna si configura come un libro fotografico che, dato l'argomento, mette a pensare senza necessariamente inquietare. Ci sono letture che necessitano di una sospensione per poterne metabolizzare il contenuto e "digerirne" la materia. Non è il caso di questo libro, che gode della prefazione a firme disgiunte del Presidente del Amsefc spa di Ferrara Alexandra Storari e del Direttore Generale Maria Cristina Paganini. La presenza di belle immagini fotografiche ricavate dalle tombe monumentali della nostra Certosa e ispirate alla bellezza femminile - contrapposta qui come icona al potere distruttivo e ineluttabile della morte - agisce nell'immaginario del lettore come punto di forza per rivolgere legittime domande alle popolose schiere dell'oltretomba. Quesiti posti per lo più da Alex Gezzi con la formula riuscita di una lirica sintesi espressiva, capace in una frase, in pochi versi, di suscitare non risposte dal mondo dei morti - che da sempre tardano a venire - bensì il senso della nostra pochezza, di arroganze immotivate che si dissolvono davanti alla proverbiale Vanitas, allo sfiorire di un viso di donna raggiunto dal tempo, dall'età o dalla malattia. Eppure quelle sembianze sul marmo o sul cotto delle tombe antiche continuano a vivere straordinariamente fresche e verginali, guastate appena in superficie dagli agenti atmosferici e dalle polveri sottili.
Sarà il caso allora di scomodare il Foscolo, per dire tutto il bene possibile di questo libro, le cui intenzioni sono evidenti: legittimare un dialogo a senso unico, fatto di domande inascoltate, tra i vivi e i morti. È giustappunto il Foscolo che ne I sepolcri, come nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis, ci parla diffusamente dell'illusoria "corrispondenza di amorosi sensi" tra morti e vivi, e dell'unica possibilità che il vivo ha, attraverso la memoria, di far sopravvivere il defunto. Che sia questo il senso delle domande rivolte da Alex Gezzi agli abitanti di un presunto aldilà, quando formula originali quesiti del tipo: Quella maglia / a strisce verticali / di colore biancazzurro / l'amate ancora? Oppure: Non è che dalle vostre parti / si nasconde/ una via d'uscita? O ancora: Se è vero che la libertà non viene data / ma viene presa / allora / come posso / non invidiare / la vostra libertà?
Sdrammatizza, Alex Gezzi. E restando da questa parte tutta terrena, ben conviene farlo, perché di risposte serie a noi non ne sono mai state riservate. Anche a pensarci a lungo, con le belle immagini fotografiche di Alberto Squarcia davanti agli occhi, con le domande provocatorie rivolte da Gezzi ai morti, i quesiti rimangono irrisolti. Forse eternamente. È questo il senso del libro, che reca l'efficacissimo titolo di Bellezza eterna: alla fine solo la bellezza resta, non nel defunto, che non può incarnarla neppure nella materia scultorea, ma una bellezza che ristagna attorno al gran mistero della vita e della morte, espresso da noi umani con gli unici strumenti di cui disponiamo: una penna a sfera, una macchina fotografica, uno scalpello e un martello, nel tentativo, talvolta riuscito e altre meno, di eternare lo sgomento per ciò che non si capisce, o di stabilire un contatto. Se voi portate i fogli / io porto i pennarelli / ci si potrebbe incontrare a metà strada / a disegnar qualcosa / Che ne dite? Unendo i loro rispettivi ingegni, Alberto Squarcia e Alex Gezzi ben riescono ad onorare il nobile impegno. Nel rispetto delle concezioni foscoliane, fanno anche di più. Riescono a darci l'idea, mitigata nell'ironia, di un possibile colloquio fra vivi e morti, non esoterico, non spiritistico o medianico. Un colloquio che si svolge idealmente fra estetica ed umorismo. O fra terra e cielo.

Bellezza eterna, fotografie di Alberto Squarcia, testi di Alex Gezzi, Maser, Mosè Edizioni, 2007.