Si può ragionare serenamente su quello che è accaduto domenica al palio? Se sì, vorrei rivolgermi alle tante persone che ci mettono passione e lavoro: ai ragazzi, alle loro famiglie. E ai tanti che dirigono le contrade e l'Ente Palio stesso. Perché debbono essere loro a decidere cosa fare, se si vuole che incidenti come quelli di domenica non accadano più. Perché nessuna passione può accettare che vengano sacrificati degli animali (anche se non fossero così belli ed eleganti come quei cavalli).
Non sappiamo con precisione cosa sia successo, ma non credo si possano (seriamente) accusare le condizioni della pista (così come è vano prendersela con gli alberi, quando un'auto gli sbatte contro). Quello che si è visto è che i fantini hanno cominciato a farsi scorrettezze fin dall'inizio; che i cavalli sono entrati a piena velocità nella seconda curva; e che il mossiere ha aspettato troppo a sospendere la gara.
Ognuno avrà le sue opinioni su questi ed altri punti.
Vorrei esporre, a caldo, le mie.
Forse i purosangue non sono adatti al circuito di Piazza Ariostea: sono magnifici da vedere in piena velocità, ma forse sono troppo fragili per quelle curve (o le curve troppo strette per quei cavalli). Se non si vuole cambiare circuito, forse bisogna cambiare cavalli.
Forse bisogna porre delle regole al comportamento dei fantini ed essere severi nel farle applicare: la lotta libera fra fantini non si addice alla bellezza della gara. Se non si vuole che il Palio diventi un fatto di ordine pubblico, forse bisogna che il tifo contradaiolo non vada oltre la misura.
Forse bisogna smettere di imitare il Palio di Siena e caratterizzare il nostro per quello di originale che ha sempre avuto: l'eleganza di un palio rinascimentale di corte, contro la ruvidità di un palio medievale di strada. Non si può stare, insieme, di qua e di là.
Su questi punti devono decidere le Contrade e il Palio. Ma bisogna farlo in fretta: perché non si sedimenti in noi l'amaro che abbiamo provato domenica.