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Quel che Grillo non sa

01-06-2006 / Punti di vista

Beppe Grillo è un comico brillante e di successo. Niente da dire. E in più, divertendo, "fa denuncia sociale", come si sarebbe detto anni or sono. Denuncia le cose che non vanno, le malefatte del potere, i pericoli che ci circondano e a cui sembriamo assuefarci. Se per fare quel lavoro difficile si deve essere anche paradossali, come immagino, forzare un poco la realtà, usare le iperboli, criticare cose non perfettamente conosciute, a me (sinceramente) va bene lo stesso. Non tocca al comico essere rigoroso. Ascoltarlo continua a divertirmi e, insieme, a tenere acceso qualche campanello di allarme. Così (fra parentesi) quando mi ha paragonato a Bernardo Provenzano, dicendo che prima o poi acchiapperanno anche me, mi sono (sinceramente) divertito.
Dice: "e allora cosa vai cercando?". Niente: non cerco niente.
Vorrei solo far sapere (a chi è ancora curioso) il mio punto di vista: sulla centrale e sull'inceneritore e sulle scelte del Comune di Ferrara (anche quelle che Grillo non conosce).
In breve. A Ferrara c'è un petrolchimico funzionante da più di 50 anni. Quelle attività hanno inquinato aria, acqua e terra. Nessuno, per tutti questi anni, ha mai preteso delle bonifiche. Ora sono iniziate: sui terreni e nella falda. Iniziate, non finite.
Per anni si sono prodotti energia elettrica e vapore bruciando gasolio sporco (migliaia di autocisterne). E sono stati mandati in torcia tutti i gas residui di lavorazione. Con emissione di polveri fini e ultrafini: a tonnellate. D'ora in avanti bruceranno gas naturale.
Per anni i sindacati chimici ferraresi si sono battuti per difendere la salute dei lavoratori e migliorare l'ambiente. Hanno fondato una sensibilità ambientale quando non c'era ancora il movimento ambientalista. Ora ci sono normative di legge da applicare con rigore. E da aggiornare.
Per anni si è investito solo per aumentare la produttività degli impianti. Oggi le aziende chimiche hanno accettato l'idea, per continuare a esistere, di spendere per migliorare l'ambiente e ridurre le emissioni inquinanti. A me pare un passo in avanti.
Cosa avremmo dovuto dire? "Grazie, ma non basta più disinquinare, dovete chiudere completamente le attività e andarvene"? Non credo sarebbe stato giusto: perché quelle industrie producono anche lavoro ad alta professionalità. Producono conoscenza, oltre che prodotti chimici e scorie. Anche conoscenza in materia ambientale. E poi bonificano: se chiudessero, non lo farebbero.
Il Comune ha preferito imporre che i nuovi investimenti industriali debbano ridurre le emissioni inquinanti rispetto alla situazione di oggi. E anche la nuova centrale (benché molto più grande delle attuali) ha un vincolo rigido: siccome brucia gas naturale emetterà (dovrà emettere obbligatoriamente) meno inquinanti di quanti non ne vengano emessi oggi. Altrimenti non si farà. Meno polveri fini al camino e meno ossidi di azoto, che aggregano le polveri in atmosfera.
Questa scelta l'abbiamo compiuta assieme ai cittadini con cui abbiamo discusso il tema (per mesi): a partire da quelli che abitano vicino al petrolchimico. E i vincoli sono scritti nella Valutazione di Impatto Ambientale (controfirmata dai Ministri dell'ambiente e dell'industria). A me paiono garanzie sufficienti: non una volta per tutte. Ma per partire sì.
Che oggi due grandi gruppi agroalimentari vogliano costruire nell'area del petrolchimico impianti per produrre alcool etilico da cereali, forse dimostra che abbiamo fatto la scelta giusta: riconvertire la chimica si può.
Sull'inceneritore. Intanto bisogna dire, a chi non lo sa, che negli ultimi 18 mesi ne abbiamo chiusi due, di inceneritori: uno di Hera e uno dell'Eni. Entrambi stavano vicino alla città: ed erano vecchi. Ora vogliamo potenziare quello nuovo di Hera (collegato alla rete geotermica, e più lontano dal tessuto urbano), perché non è sufficiente allo smaltimento dei nostri rifiuti solidi urbani. Anche se differenziati, anche se smaltiti in parte con tecniche di compostaggio. Perché nella nostra provincia discariche non se ne faranno più e la città ne è priva da anni.
Cosa dovremmo fare, riaprirle? come se il percolato delle discariche non fosse un inquinante in grado di contaminare falda e acque di superficie della città? E il biogas prodotto, non è inquinante?
Quali alternative ci sono alle discariche? l'esportazione in altri territori dei nostri rifiuti?
Noi pensiamo che la tecnica di incenerimento con recupero di energia sia, al momento, la migliore.
Produce sostanze inquinanti? Certo. Come tutto ciò che brucia. Produce agenti più subdoli e pericolosi per la salute, ancora poco studiati e conosciuti, come le "nanoparticelle"? Allora studiamoli meglio e cerchiamo di capire cosa si può fare per migliorare le tecnologie attuali in modo da ridurne la produzione. Nell'industria e nei mezzi di trasporto.
In questo ambito è l'opera dei ricercatori ad essere decisiva. Qui i dilettanti (politici o uomini di spettacolo che siano) si debbono fare un attimo da parte. Tocca all'Università intervenire: e noi chiederemo alla nostra Università (che possiede un Centro di microscopia elettronica con le tecnologie a scansione e un Centro di eccellenza dell'infiammazione) di farsi carico di questa domanda di maggiore conoscenza che la città esprime. Gli proporremo di fare una rassegna degli studi che ci sono in letteratura, invitando a parlare gli esperti della materia (Dr. Montanari compreso) nelle sedi proprie, fornendoci un rapporto che aiuti il Comune a decidere. La domanda che gli affidiamo è semplice: quali sono le migliori tecnologie impiegabili per tutelare la salute dei cittadini e garantire lo smaltimento dei rifiuti?

Ps. sostenere che il Comune di Ferrara "imbavaglia la ricerca scientifica" (come leggo oggi sui giornali) non è un'iperbole e non fa nemmeno ridere: è semplicemente una stupidaggine.